Probabilmente a qualcuno gli è capitato di chiedersi chiarimenti sull’uso delle croci da parte del popolo Longobardo, e sicuramente qualche volta ci siamo chiesti: ma perché i Longobardi, un popolo che quando arriva in Italia non è cristianizzato, erano così legati alle croci, simbolo cristiano? oppure, perché le ritroviamo cucite sulla stoffa e con tanta frequenza nelle tombe?
Le crocette auree erano sicuramente una specialità di questo popolo: le tombe italiane le contengono addirittura come normale ornamento del Longobardo. Le opinioni e le critiche storiche sono tuttora non definite su questi problemi. Secondo gli studiosi tedeschi Fuchs e Werner la croce sarebbe semplicemente il contrassegno del passaggio dei Longobardi al Cattolicesimo o dei loro contatti con questa religione. A sua volta Bognetti, grande storico dei Longobardi, sostiene che presso quel popolo ancora prima che avesse alcun contatto col cristianesimo usasse fermare la propria tunica con una fibbia con impressa la svastica e soltanto dopo il contatto col mondo bizantino e dopo l’arrivo in Italia l’abbia sostituito col simbolo cristiano prima quindi della conversione.
A suo dire quello della croce era un simbolo già presente al tempo in cui era re Clefi l’esponente della tradizione nazionalista e ariana. Egli afferma infatti: "Avendo il carattere di segno di riconoscimento del cristiano, e forse ancora meglio di esaugurazione cristiana dell’individuo; può essere che per volere del re e forse per sua munificenza la crocetta abbia in origine adornato il vestito del nobile o guerriero che veniva ascritto alla nuova religione del popolo longobardo".
Su questa tecnica, e cioè sul fatto che la crocetta fosse cucita sull’abito ed avesse pertanto un uso, per così dire, di rappresentanza e non già esclusivamente una funzione funeraria, gli studiosi sono ancora oggi divisi. A seguito della mostra sui Longobardi, allestita in Santa Giulia nel 2000, si aderisce alla tesi più diffusa tra gli studiosi, secondo la quale la crocetta veniva cucita su un sudario che copriva nella tomba il volto del defunto. Secondo questa tesi quindi l’uso della crocetta sarebbe esclusivamente funerario e la sua funzione principalmente propiziatoria, di scongiuro quindi e di protezione per il cammino del defunto oltre la morte.
A ben vedere forse le due argomentazioni possono essere entrambe sostenute. Si potrebbe infatti avanzare l’ipotesi, che si fa strada anche fra gli archeologi esperti del periodo, che le crocette, realizzate quando ancora l’interessato era in vita e incaricate ai laboratori specializzati, fornendo agli abili orafi le caratteristiche volute, rappresentavano anche la dignità e il rango del committente. Che avessero quindi anche una funzione di rappresentanza è innegabile; cucite spesso su un drappo, visto la loro fragilità; oppure su un sudario, che prima di divenire tale sul volto del defunto adagiato nella tomba, poteva essere esposto su qualche sostegno o adagiato sulla salma composta per ricevere l’omaggio dell’ultimo saluto, ed inoltre per attestare il prestigio del personaggio.
Certo è che, qualunque fosse l’uso specifico della crocette, la loro esecuzione, la ricchezza delle loro raffigurazioni e la rarità del soggetto raffigurato, testimoniano il notevole rilievo del personaggio che visse, indossò e trovò sepoltura.