Classificazione tipologica

CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA:

tipo Pontevecchio, tipo Malgrate e tipo Reusa

 

       La statua-stele è una scultura antropomorfica, destinata ad uno spazio di terreno pianeggiante, per la forma appuntita in basso, che la rende idonea ad essere confitta al suolo.

       Le statue-stele della Lunigiana possono essere divise in tre gruppi: gruppo A o tipo Pontevecchio, gruppo B o tipo Malgrate e gruppo C o tipo Reusa.[1]

       Le caratteristiche che hanno consentito questa divisione sono: la forma della testa, la presenza o meno del collo, il tipo di armi e la forma generale della statua-stele. Il passaggio da un tipo all’ altro non fu netto e preciso, ma ricco di varianti, che testimoniano un processo evolutivo lento e complesso.[2]

 

Gruppo A o tipo Potevecchio

       Le statue-stele appartenenti a questo gruppo hanno proprio la forma a stele, a cippo. Non sono, dunque, vere statue, perchè non è ancora presente il concetto di un’immagine concepita a tutto tondo o in cui, comunque, sia presente la terza dimensione. La forma umana è appena ricavata da un masso di grosse dimensioni, sub-rettangolare. Su un lato ci sono particolari iconografici a rilievo, che rappresentano il volto, le parti anatomiche essenziali, monili oppure armi. In genere il volto è ad U. Nel volto possono essere inseriti gli occhi, che sono rappresentati in due modi: a pastiglia oppure con due forellini. La linea laterale della testa qualche volta continua senza nessuna separazione verso i fianchi, in allineamento unico. A volte, invece, la testa e il corpo possono essere distinti da un leggero allargamento verso il basso, come un accenno di spalle. L’elemento, però, più evidente di distinzione tra testa e tronco è, sicuramente, la linea clavicolare, che è raffigurata come un listello che, alle estremità, continua nelle braccia. Le braccia possono essere incurvate verso il centro, qualche volta con angolo al gomito, oppure possono essere rappresentate mediante una linea curva più o meno uniforme. Le mani sono raffigurate mediante una serie di incisioni, regolari o meno. Le dita non sono solitamente distinte in lunghezza e forma; spesso sono indicate solo da rigature.

       Nel gruppo A ci sono statue-stele sia maschili sia femminili sia asessuate. La femminilità  è indicata dalla raffigurazione delle mammelle. Solitamente, queste sono rappresentate come dischetti piatti, alle estremità del torace, vicino alle braccia; a volte c’è la possibilità che le mammelle siano emisferiche e ravvicinate, quindi un po’ più naturalistiche.

       Le statue-stele maschili sono riconoscibili perchè portano armi. L’armamentario è costituito solo dal pugnale, in genere a lama triangolare a spigoli vivi e con impugnatura terminante con un pomo semilunato. Non è presente la costolatura centrale della lama riscontrabile, invece, nei pugnali del gruppo B. Per Anati sia il pugnale con costolatura centrale sia quello senza costolatura sono ascrivibili comunque al periodo calcolitico (3200-2500 a.C. in cronologia radiocarbonica calibrata). La mancanza di costolatura nei pugnali delle statue-stele del gruppo A sarebbe imputabile ad una maggior anzianità delle suddette rispetto a quelle di tipo Malgrate.[3]

       Le statue-stele asessuate sono così definite perchè mancano di particolari che consentano l’identificazione del sesso di appartenenza. Non indossano, infatti, né armi né monili.

       Dalle misurazioni o ricostruzioni fatte, risulta che le statue-stele di questo gruppo sono, in media, le più piccole,[4]e oscillano, in altezza, dai cm 41,5 della statua-stele Pontevecchio I (n° 6) ai cm 130 della statua-stele di Casola (n° 1), in larghezza dai cm 21 della statua-stele n° 6 ai cm 65 della statua-stele Pontevecchio IV (n° 9). Lo spessore varia dai cm 3,6 della statua-stele Pontevecchio IX (n° 14) ai cm 17 della statua-stele n° 1. Alcune delle caratteristiche delle statue-stele tipo Pontevecchio ritornano anche nel gruppo B. Questo testimonia il perdurare e l’evolversi delle varie forme.[5]

 

Gruppo B o tipo Malgrate

Le statue-stele del gruppo B sono caratterizzate da un evidente distacco della testa dal corpo, mediante il collo. La testa ha una forma che è stata definita “a cappello di carabiniere”, per le più o meno grandi espansioni laterali a spigoli vivi. L’arco superiore della testa può essere o molto ribassato oppure molto rialzato, fino a raggiungere quasi la forma di un semicerchio. Il volto è ad U. Gli occhi sono due forellini, ma possono essere anche a rilievo. Ai lati del volto sono solitamente raffigurate coppelle che sono state interpretate talora come orecchie, talora come orecchini. C’è un unico caso di statua-stele con volto a T; si tratta della statua-stele di Verrucola (n° 48). La testa è separata dal resto del corpo mediante il collo che può essere o quadrangolare o tondeggiante. Il corpo ha carattere ancora più geometrico che nel gruppo A; è un vero e proprio lastrone trapezoidale. La linea clavicolare delle statue-stele di tipo Malgrate è sia retta che curvilinea e continua nelle braccia. C’è una sola eccezione, la statua-stele Minucciano III (n° 38), in cui la clavicola è doppia e spezzata nel centro. Le braccia delle statue-stele del gruppo B sono molto simili a quelle del gruppo A. Alcune volte, però, il braccio ha un andamento sinuoso.

Anche nel gruppo B c’è distinzione di sesso tra le statue-stele. Le statue-stele femminili sono caratterizzate da mammelle, più naturalistiche rispetto al gruppo A: emisferiche e ravvicinate. Addirittura in un caso, quello della statua-stele di Treschietto (n° 45), si nota anche un accenno di capezzoli. Le statue-stele femminili del gruppo B portano poi talora al collo monili di vario genere: goliera, oppure collana ad uno o più giri, che scende sul petto.

 Le statue-stele maschili hanno varie armi, alcune delle quali ritornano anche nel gruppo C, ma quelle del gruppo B sono tipologicamente più arcaiche.[6]Le armi del tipo Malgrate sono il pugnale e l’ascia. Il pugnale è a lama triangolare, a spigoli vivi, con costolatura mediana e pomo dell’impugnatura semilunato. Dei sette pugnali raffigurati in questo gruppo tre non hanno la costolatura centrale; di questi tre, due hanno  lama convessa anziché triangolare. Forse raffigurano strumenti in selce.[7]

       L’ascia è solitamente posta nella parte superiore del petto, col manico a destra. Le asce hanno l’immanicatura piatta, ad angolo retto oppure leggermente acuto. Talvolta tra  l’immanicatura e l’apice del taglio pare esserci un distacco, quasi una distinzione tra lama e manico.

 Le statue-stele di questo gruppo dovrebbero, in media, essere le più grandi.[8]La loro altezza varia, infatti, dai cm 22 della statua- stele di Castagneta di Licciana (n° 20) ai cm 146 della statua-stele Minucciano III (n° 38); la larghezza varia dai cm 15 della statua-stele Malgrate IV (n° 33) ai cm 100 della statua-stele Canossa II (n° 19), mentre lo spessore dai cm 6,5 della statua-stele di Boceda (n° 17) ai cm 33 della statua-stele n°20.

 

Gruppo C o tipo Reusa

       Le statue-stele del gruppo C sono quelle immediatamente precedenti la romanizzazione. Sulla base dei tipi di pugnale e delle iscrizioni presenti su di esse, è stato possibile datarle tra la seconda metà del VI secolo a.C. e la prima metà del V secolo a.C.[9]Rappresentano, dunque, la tappa conclusiva del fenomeno delle statue-stele in Lunigiana. Le statue-stele del gruppo C denunciano una rappresentazione più naturalistica rispetto a quella degli altri due gruppi, perchè c’è già un tentativo di esprimere la forma a tutto tondo, cosa che le rende più vicine a vere statue che non a stele. Per dimensioni, le statue-stele del tipo Reusa stanno tra quelle del tipo Pontevecchio e quelle del tipo Malgrate. La loro altezza varia dai cm 17 della statua-stele Filetto IX (n° 53) ai cm 129 della statua-stele Filetto II (n° 52), mentre la larghezza dai cm 10 della statua-stele n° 53 ai cm 49 della statua-stele Filetto I (n° 51); lo spessore oscilla tra i cm 10 della statua-stele di Bigliolo (n° 49) e i cm 20 della statua-stele n° 51.

       La testa, nelle statue-stele del gruppo C, è separata dal corpo mediante il collo. La testa ha, solitamente, una forma tondeggiante ed il volto presenta tratti abbastanza realistici. Le braccia hanno più o meno le stesse caratteristiche di quelle degli altri due gruppi.

       Le statue-stele del gruppo C sono sempre maschili ed il sesso è indicato da due precisi particolari: le armi e gli attributi  virili. L’attributo sessuale maschile sembrerebbe indicato da un triangolino che le statue-stele di Bigliolo (n° 49), Filetto II (n° 52) e Reusa (n° 55) portano sotto la cintura. Solo in un caso, tuttavia, quello della statua-stele n° 52, si ha la certezza che il triangolo indichi gli organi genitali, dal momento che esso è affiancato da due cerchi a rilievo che potrebbero indicare i testicoli. Negli altri due casi, cioè nelle stele n° 49 e n° 55, data l’assenza della raffigurazione dei testicoli, il triangolo potrebbe piuttosto rappresentare un perizoma.

        Armi raffigurate su statue-stele del gruppo C sono un pugnale ad antenne, un’ascia angolata e alcuni giavellotti. Dovrebbero raffigurare armi reali con lame in ferro.[10]I giavellotti sono solitamente raffigurati in coppia, solo raramente singolarmente. Una caratteristica che differenzia le statue-stele di tipo Reusa da quelle degli altri due tipi è, inoltre, la presenza di una cintura che corre intorno al corpo.



[1]MAGGI R., Archeologia del territorio delle statue-stele: ambiente, risorse, popolamento durante l’Olocene, in Antenati di pietra. Statue-stele della Lunigiana e archeologia del territorio, 1994, p. 15.

[2]AMBROSI A.C., Aggiornamento del Corpus delle statue-stele lunigianesi: la nuova statua-stele n°50 Falcinello e alcuni appunti sulla tipologia delle statue-stele della Lunigiana e della Corsica, in Atti del Congresso storico Liguria-Corsica. 13 Maggio  1976, in Giornale Storico della Lunigiana e del Territorio Lucense, nuova serie, anni XXVI-XXVII, n°1-4, Gennaio-Dicembre 1975-1976, Ist. Int. Studi Liguri, sezione lunense, sezione lucense, p. 212.

[3]ANATI E., Le statue-stele della Lunigiana: i testimoni dell’ultima rivoluzione culturale della preistoria, Jaca Book, 1981, pp. 38- 42.

[4]ANATI E.,op. cit., 1981, p. 43.

[5]AMBROSI A.C., Lunigiana:la preistoria e la romanizzazione. I: la preistoria, Centro Aullese di Ricerche e di Studi Lunigianesi, Aulla, 1981, p. 134.

[6]ANATI E.,op. cit., 1981, p. 38.

[7]ANATI E.,op. cit., 1981, p. 38.

[8]ANATI E., op. cit., 1981, p. 43.

[9]AMBROSI A.C., op. cit., 1975-1976,  p. 211.

[10]ANATI E.,op. cit., 1981, p. 38.

 

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