Il calendario di Coligny
Le ripartizioni dell'anno solare
Le feste celtiche
L'esistenza, durante l'anno celtico, di molte festività è un fatto noto e ben documentato dai reperti archeologici, dalla storiografia antica e dalle tradizioni che ancora oggi vengono celebrate in svariate località dei paesi europei di origine celtica, soprattutto in Bretagna e in Irlanda, ma anche in Galles, in Cornovaglia ed in Scozia.
Tra le svariate feste che venivano celebrate durante l'anno, quattro di esse rivestivano un particolare significato sia dal punto di vista della solennità che dellaritualità. Tali feste erano, in ordine cronologico lungo l'anno celtico, Trinvxtion Samoni (Samhain), Imbolc, Beltaine e Lughnasa. Tali feste che sono più propriamente definibili come ricorrenze alla scadenza delle quali celebrare la rispettiva festa, sono espressamente documentate nel mondo irlandese protostorico ed altomedioevale.
Questo ha fatto si che le loro denominazioni giunte fino a noi siano quelle proprie del mondo della Verde Isola e di fatto non sappiamo quale fosse la loro denominazione in lingua gallica, tranne tuttalpiù Trinox Samoni.
In questa sede utilizzeremo le denominazioni irlandesi, poiché esse sono le uniche note per almeno tre feste su quattro.
La festa di Trinox Samoni, o meglio Trinvxtion Samoni, letteralmente: "le tre notti di Samonios", primo mese del calendario gallico, corrispondeva all'inizio dell'anno, ma anche il termine della stagione estiva e l'inizio di quella invernale. La festa inaugurava il periodo durante il quale, dal punto di vista simbolico, era la notte a prevalere sul giorno, le bestie venivano radunate e chiuse in recinti per svernare.
Le altre tre feste corrispondevano ciascuna alla celebrazione di una ben determinata divinità. La festa di Imbolc era dedicata alla dea Brigh, cioè la dea Belisama, ispiratrice delle arti e dei mestieri. Brigh o Bricta sono il nomi che in lingua gallica hanno entrambi il significato di "luminosa", mentre presso le popolazioni britanniche essa era denominata Brigantia, che significa "altissima". Durante l'anno stagionale agricolo Imbolc stabiliva l'allentamento della morsa invernale in prospettiva dell'arrivo della primavera, in questo periodo nascevano gli agnellini e le pecore avevano latte.
Durante la festa di Beltaine era venerato il dio Belenus, conosciuto anche con i nomi di Borvo e Grannos a cui venivano attribuite capacità mediche. In quei giorni le mandrie erano condotte nei pascoli estivi, gli ultimi freddi erano terminati e si poteva far ingrassare il bestiame. Durante questa festa i druidi eseguivano i riti di purificazione.
La festa di Lughnasa era ritenuta la più importante di tutte in quanto era celebrato Lug, chiamato anche Lugus, considerato la maggiore divinità venerata dai Celti come testimoniano molti reperti archeologici e molti toponimi.
In territorio gallico sono infatti state ritrovate quasi cinquecento iscrizioni votive, oltre trecentocinquanta monumenti figurati e per almeno ventisette città europee il nome deriva dal termine gallico "Lug-dunum ". Il termine gallico "Lug" significa nuovamente "brillante" o anche "luminoso". I suoi attributi principali erano le competenze nel campo militare, artigianale e sacerdotale. In antico irlandese il termine Lughnasa significa "raduno di Lug" e in Gallia tale festa coincideva generalmente con il grande raduno annuale delle tribù galliche che veniva celebrato nei mesi estivi a metà strada tra il solstizio d'estate e l'equinozio d'autunno. In questa occasione si concludevano le trattative diplomatiche ed i contratti matrimoniali. Durante il I millennio a.C. la festa di Trinox Samoni (letteralmente TRINVXTION SAMONI SINDIVOS: le tre notti di Samonios cominciano adesso) veniva celebrata in un periodo grosso modo equivalente all'inizio del mese di novembre nel calendario giuliano. Questa scelta concorda bene con le tradizioni irlandesi. Questo comporta che tutti i periodi dell'anno in cui altre feste erano celebrate, secondo il calendario giuliano, siano grosso modo: febbraio-marzo per Imbolc. maggio-giugno per Beltane e luglio-agosto per Lughnasa. Questo implica una distribuzione all'incirca simmetrica delle feste durante l'anno, ma lontane dai solstizi.
Le quattro feste erano stagionali. ma collocate in corrispondenza di quattro date intermedie rispetto ai solstizi e agli equinozi quindi esse non sono da ritenersi feste di ispirazione solare, ma basate su altri criteri di natura astronomica.
Le feste erano celebrazioni rituali legate alla vita agricola e sociale della comunità quindi esisteva presso i Celti la necessità di correlare le quattro feste con l'andamento delle Stagioni climatiche più che di quelle astronomiche. Infatti l'agricoltura dipendeva strettamente dai cicli stagionali legati alle variazioni del tasso di piovosità, della temperatura, dell'umidità e questi fattori climatici, alle latitudini tipiche dell'Europa celtica non erano esattamente correlate con le stagioni astronomiche convenzionali come oggi le intendiamo le quali si stendono da un equinozio ad un solstizio successivo e viceversa.
Una società prevalentemente rurale come lo fu quella celtica, doveva considerare i ritmi stagionali per dividere l'anno, piuttosto che eseguire una divisione teorica e convenzionale come quella attuale puramente basta sulle posizione estreme e intermedie del Sole sull'eclittica; è quindi naturale avanzare l'ipotesi che le quattro feste potessero essere legate a particolari eventi astronomici, importanti per l'agricoltura, che annualmente si ripetevano negli stessi giorni, i quali avessero a che fare con il Sole, ma anche e soprattutto con alcune stelle tra le più luminose visibili ad occhio nudo nel cielo boreale lungo l'anno.
Alcuni fenomeni celesti ne determinavano quindi la cadenza durante il corso dell'anno, mantenendo un buon accordo con le stagioni climatiche locali e le feste, allora, servivano da indicatori rituali e sociali del cambio stagionale. L'analisi della documentazione disponibile ha permesso, oltre dieci anni fa, a chi scrive, di stabilire che fosse proprio la levata eliaca di talune stelle a determinare la data, nel corso dell'anno, in cui le feste dovevano essere celebrate o quanto meno la posizione del punto di levata del Sole all'orizzonte naturale locale, nei giorni in cui alcune particolari stelle levavano eliacalmente. Esistono diverse testimonianze di altri popoli antichi che pianificarono le loro attività sulla base delle levate eliache delle stelle.
Gli Egiziani facevano iniziare il loro anno con la levata eliaca di Sirio, la quale nel 2500 a.C. coincideva praticamente con la data del solstizio estivo; circa quindici giorni dopo il Nilo straripava rendendo fertili le pianure.
Esiodo un poeta greco del VII secolo a.C., nella sua opera Le Opere e ì Giorni, consigliava ai contadini del Peloponneso di seguire il sorgere eliaco di alcune stelle o costellazioni in quanto erano utili indicatori dei periodi adatti per andare per mare, per seminare e per eseguire tutta una serie di lavori agricoli. Il metodo delle levate eliache è molto efficiente in quanto permette una valutazione indipendente e univoca, entro qualche giorno, su un vasto territorio del periodo in cui una determinata festa doveva avere luogo.
Infatti il giorno di levata eliaca, dipendendo dalla latitudine del luogo, si sposta in avanti lungo l'anno di circa un giorno per grado di latitudine salendo da sud a nord nell'emisfero boreale. Per quanto riguarda la variazione della loro data in funzione dell'epoca si rileva invece una variazione in avanti di 14 giorni ogni mille anni a causa della Precessione lunisolare.
Le levate eliache delle stelle potevano essere agevolmente previste con notevole anticipo, rendendo possibile iniziare per tempo i preparativi necessari alla celebrazione delle varie feste.
In vicinanza della festa di Trinox Samoni la stella in levata eliaca durante l'età del Ferro era "Antares una stella rossa di prima grandezza, la più luminosa della costellazione dello Scorpione.
Ad Imbolc invece era in levata eliaca Capella, una stella di colore giallo, anche essa di prima magnitudine, situata nella costellazione dell'Auriga. A Beltaine sorgeva eliacamente Aldebaran, stella di prima grandezza e di colore rosso che è anche la più luminosa della costellazione del Toro.
A Lughnasa invece era Sirio, la stella più luminosa del cielo, ad essere in levata eliaca. Sirio è la stella principale della costellazione del Cane Maggiore, posta un poco a sud est della costellazione di Orione e il suo colore è bianco brillante. È interessante notare che delle quattro stelle interessate solamente due, Aldebaran e Antares, sono stelle appartenenti a costellazioni zodiacali, rispettivamente al Toro e allo Scorpione e quindi sono poste in prossimità dell'eclittica.
Le altre due Sirio e Capella sono invece stelle posizionate lontano dall’Eclittica essendo poste rispettivamente nelle costellazioni del Cane Maggiore e nell'Auriga.
La prima è situata molto sotto l'Eclittica e l'altra molto sopra di essa. È probabile che le varie feste, esclusa tuttalpiù Trìnox Samoni,che richiedeva il rispetto anche di un vincolo lunare come stabilito dall’epigrafia del Calendario di Coligny, venissero celebrate nei giorni vicini alla prima visibilità di queste stelle nei bagliori dell'alba. Dai calcoli astronomici risulta che durante l'età del Ferro, Antaressorgeva con il Sole circa a metà di novembre, Aldebarandurante la prima decade di giugno, Capella poco oltre la metà di marzo e Sirio nella terza decade di luglio.
Queste date sono teoricamente riferite a una latitudine tipica dell'Europa centrale, circa 47° Nord, per il 500 a.C. e sono convenzionalmente espresse rispetto al calendario giuliano. L'esclusione di Trìnox Samonida questo criterio è motivata dall'esistenza di vincoli addizionali legati alla fase lunare da rispettare che come sappiamo dall'epigrafia del Calendario di Coligny doveva essere 2 giorni dopo l'ultimo quarto.
Se consideriamo le annotazioni incise sul Calendario di Coligny, siamo indotti a pensare che la festa di Trinox Samoni potesse essere celebrata solo quando anche la Luna si fosse trovata in una particolare fase, tra l'ultimo quarto ed il novilunio: l'età della Luna, contata dal novilunio, doveva essere pari a 23 giorni.
Quindi Trìnox Samoniera la prima festa dell'anno celtico, che era iniziato due settimane prima con il primo giorno del mese di Samonios e con la Luna al primo quarto, dopo che era stata osservata la levata eliaca di Antares.
Nel periodo in cui veniva celebrata la festa di Lugh, il cielo notturno era dominato dalla presenza del "triangolo estivo" che è una caratteristica configurazione formata dalle stelle Vega, Denebe Altair,le stelle più brillanti rispettivamente delle costellazioni della Lira, del Cigno e dell'Aquila. Il fatto che il triangolo estivo fosse visibile alto nel cielo proprio nei giorni della festa di Lugh potrebbe essere significativo. Infatti la sua apparizione in cielo già dal mese precedente poteva essere utile per annunciare che poco tempo dopo avrebbe dovuto aver luogo la festa di mezza estate cioè Lughnasa.Infatti i druidi gallici usavano per determinare le date delle feste anche altri astri come punti di riferimento per monitorare il cielo, così altre costellazioni erano tenute sotto costante osservazione. Durante l'età del Ferro la levata eliaca di Sirio poteva essere agevolmente predetta molto semplicemente determinando la data del solstizio d'estate, dopo un mese lunare sinodico pressoché esatto sarebbe avvenuta la levata eliaca di Sirio. Se Sirio, la stella più luminosa visibile in cielo, poteva avere a che fare con il dio Lugh, una stella di luminosità un poco meno elevata, Capellaandava in levata eliaca nei giorni pertinenti alla festa di Imbolcin cui la dea Brigh era celebrata. Capellaè una stella di colore giallo. La dea Brigh era, presso i Celti, la seconda divinità in ordine di importanza. La festa di Beltaine,dedicata al dio Belenus, era una celebrazione in cui il fuoco giocava un ruolo determinante. La stella che levava eliacamente durante la festa di BeltaineeraAldebaran.Il colore di Aldebaran,quando è osservata ad occhio nudo è marcatamente rossastro e quindi risulta facile associarla al colore del fuoco.
Testo tratto dal libro:
IL CALENDARIO DI COLIGNY
misura del tempo presso i celti
di Adriano Gaspani
Edizioni Keltia 2012