Guerrieri e societa' longobarda

I Longobardi, inizialmente chiamati Winnili, furono in seguito denominati Longobardi, perché le loro lunghe barbe non erano mai state toccate dal rasoio. Infatti nella loro lingua lang significa lunga e bart barba. Gli storici indicano che il nome Longobardi pare riconducibile alla sfera del culto di Godan/ Odino e in particolare all'epiteto del dio, Langbadhr ("dalla lunga barba"). Il mito riveste dunque un profondo significato iniziatico: l'acquisizione di una nuova identità, l'adozione del culto odinico o meglio l'abbandono dello stadio di popolo sedentario, ed il passaggio all'età adulta da parte di giovani (con la conseguente adozione di una nuova acconciatura: la barba) che, come scrive Paolo Diacono "erano allora nel fiore della loro vitalità".

L'importanza del culto di Wodan/ Odino - una divinità guerriera quanto mai utile nel corso di migrazioni che implicavano un continuo stato di guerra - traspare anche in un episodio della saga. Narra Paolo Diacono che, nell'imminenza di uno scontro con gli Assopitti che sbarravano loro il cammino verso la Mauringia, i Longobardi escogitarono il seguente stratagemma: finsero di avere nelle loro fila dei guerrieri con la testa di cane, ferocissimi in battaglia e a tal punto avidi di sangue umano da bere il proprio sangue quando non potevano procurarsi quello dei nemici. Per asseverare la loro menzogna essi ingrandirono dunque le tende del loro accampamento e le illuminarono con un gran numero di fuochi. "Quando i nemici ebbero visto e sentito queste cose, non osarono ingaggiare la battaglia di cui prima li avevano minacciati". Chi erano i feroci combattenti che Paolo Diacono designa con il nome greco di "cynocephali"? Erano probabilmente dei guerrieri -assimilabili ai bersekir e agli ulfhedhnar vikinghi vestiti di pelli d'orso o di lupo- che indossavano a scopo rituale una maschera totemica a forma di testa di cane. Erano guerrieri votati al culto di Odino che combattevano, in una sorta di trance, con tale invasamento da compiere gesta sovraumane e da sentirsi mutati negli animali infernali che accompagnavano Odino nella wilde jagd (la caccia selvaggia), una sorta di processione dei morti rievocata nella "festa di mezzo inverno" germanica. E' dunque interessante notare come nel corso di questa festa, attestata nel Nordeuropa ancora nel medioevo, avessero luogo dei giochi e dei combattimenti i cui partecipanti erano travestiti da fiere.

L’abbigliamento dell’uomo Longobardo è caratterizzato per lo più dalla presenza di armi. Già dal VI secolo i corredi tombali maschili comprendono: una spada portata appesa ad una cintura con fibbia, una lancia (o un giavellotto) con cuspide a foglia di salice accompagnati da uno scudo in legno e cuoio con umbone in ferro; talvolta compaiono anche punte di freccia. Le armi sono poco soggette a variazioni di forma nel tempo in quanto fortemente legate alla loro funzione; entro pochi decenni, tuttavia, intervengono cambiamenti imputabili alla funzione di status simbol assunta dal corredo.

Divenuto sempre più elemento connotante la stirpe e la classe di appartenenza: la spada e la cintura (cingolum) sono presenti anche nell’abbigliamento aristocratico e a questi si aggiungono, dopo lo stanziamento in Italia e il passaggio alla condizione di proprietari terrieri, oggetti e abiti di lusso, talvolta con elmi, corazze ed elementi indicanti lo stato di cavaliere (equipaggiamento e bardatura da cavallo). Si utilizza sempre di più, inoltre, l’uso dello scramax, una sorta di pugnale dalla punta ricurva e con scanalature sui due lati, molto più volubile nella forma e lunghezza rispetto alle altre armi e considerato quindi elemento primario.

Ma per lo più l'uomo e guerriero longobardo porta con se le armi che lo distinguono (spada a due tagli, sax a un taglio, lancia di varie forme, frecce, scudo con l'umbone (protezione metallica centrale dello scudo) spesso decorato e dorato, ascia di guerra, ed altro ancora) e le guarnizioni dell'abbigliamento e della bardatura del cavallo, fedelissimo compagno del libero guerriero. Speroni, fibbie, guarnizioni di cinture e molti oggetti d'uso comune sono fabbricati in ferro, bronzo, argento, oro.

Tutte le tecniche ornamentali sono conosciute e applicate, dalla filigrana, alla godronatura, alla damaschinatura, al niello, all'agemina su ferro e altro ancora.


 L'uomo libero longobardo è nel contempo guerriero e artigiano, cavaliere e orafo abilissimo nella lunga tradizione dei popoli cosiddetti «barbarici»; la sua produzione è ricca di modelli esclusivi e di forme raffinate che continuano per tutto il settimo secolo, fino alla conversione ufficiale dei Longobardi al cattolicesimo nel 696. Da questo momento, in ossequio alle costumanze del cristianesimo ortodosso, i defunti longobardi vengono deposti nella fossa senza accompagnamento di corredo funerario.

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