Il calendario di Coligny - Le stagioni

Il calendario di Coligny

Le ripartizioni dell’anno solare

 

Le stagioni

 

I Celti dividevano l'anno agricolo solamente in due stagioni, quella estiva e quella invernale. La stagione estiva, andando da Beltaine a Trinox Samoni, comprendeva parte della primavera, l'estate vera e propria e gran parte dell’'autunno, mentre la stagione invernale era composta da parte dell'autunno, dall'inverno propriamente detto e da un considerevole segmento di primavera. I druidi dovevano conoscere perfettamente la posizione dei punti di levata e di tramonto solstiziali solari, (è invece improbabile che conoscessero la nozione di equinozio), ma questi punti non furono ritenuti importanti per definire le stagioni, in quanto non erano climaticamente significativi.

Dal punto di vista climatico sia il transito del Sole attraverso l'equatore celeste, ma anche il suo posizionamento agli estremi dell'Eclittica, non erano di grande utilità pratica in quanto sul territorio in cui si sviluppò la cultura celtica non si registravano variazioni climatiche apprezzabili correlate con questi eventi astronomici.

Al contrario variazioni di rilievo avvenivano in corrispondenza di date intermedie tra gli equinozi e i solstizi proprio in corrispondenza delle ricorrenze di Trinvxtion Samoni e Beltaine, quindi l'uso delle stelle si rivelava invece più adatto ai fini della ripartizione stagionale dell'anno. Appare quindi del tutto naturale che i Celti utilizzassero le levate eliache di Antares e di Aldebaran al fine di stabilire l'inizio dei due periodi stagionali in cui era diviso l'anno agricolo. Infatti il levare eliaco di Antares indicava l'inizio della stagione invernale, mentre il levare eliaco di Aldebaran l'inizio di quella estiva, quindi l'estate si stendeva dalla festa di Beltaine a quella di Trinox Samoni e l'inverno da Trinox Samoni a Beltaine.

La differenza di circa 180° in longitudine eclittica tra le due stelle di riferimento implicava che nel cielo notturno visibile durante la stagione fredda brillasse Aldebaran, mentre durante la stagione calda splendesse Antares. A conferma di questa ipotesi possiamo considerare la tavoletta d'avorio di Grand, sulla quale sono incisi dei simboli zodiacali oltre che a dei graffiti di stile egizio.

Lo "Zodiaco di Grand", così come è conosciuto, risale al II secolo d.C. e presenta l'unica testimonianza dell'esistenza di uno zodiaco presso le popolazioni celtiche. La particolarità di questo zodiaco consiste nel fatto che esso è diviso in due parti che rappresentano il periodo estivo e quello invernale, ma soprattutto che i segni zodiacali con cui iniziano queste stagioni sono il Toro e lo Scorpione, vale a dire proprio le costellazioni a cui appartengono ri­spettivamente Aldebaran e Antares. Secondo lo Zodiaco di Grand la stagione invernale iniziava quando il Sole si trovava nella costellazione dello Scorpione e quella estiva quando era posizionato nella costellazione del Toro.

Questo fatto è emblematico in quanto durante l'età del Ferro la posizione dei nodi dell'orbita terrestre era tale che i due punti equinoziali si trovavano rispettivamente nelle costellazioni dell'Ariete (Equinozio di Primavera) e del­la Bilancia (Equinozio di Autunno), mentre le posizioni Toro e Scorpione era­no valide nel periodo che andava grosso modo dal 4000 a.C. al 2000 a.C.

La scelta di Toro e Scorpione come costellazioni demarcanti i periodi sta­gionali dovette essere con grande probabilità operata sulla base di un criterio differente da quello basato sulla posizione dei due punti equinoziali tra le stelle, ma invece in accordo con la ripartizione dell'anno stabilita utilizzando le feste di Trinvxtion Samoni e Beltaine. Il metodo delle levate eliache quindi era più aderente alla realtà climatica del territorio europeo durante l'età del Ferro.

La divisione dell'anno operata dalle popolazioni celtiche, basandosi sulle levate eliache delle stelle, implicò una diversa durata dei due periodi stagiona­li. Le stagioni astronomiche calcolate per il 500 a.C. sulla base delle date teo­riche di equinozio e di solstizio duravano: Estate+Autunno: 180,58 giorni so­lari medi e Invemo+Primavera: 184,67 giorni solari medi, valori che hanno poco a che vedere con le variazioni climatiche stagionali centro-europee.

Calcolando invece la durata delle stagioni utilizzando il calendario di Coligny si rileva che la stagione estiva durava solamente 157 giorni in contra­sto con la più lunga stagione invernale che durava 208 giorni solari medi. Infatti nel V secolo a.C. l'inizio della stagione invernale cadeva grosso modo qualche giorno dopo la metà del mese di novembre del calendario giuliano e l'inizio della stagione estiva intorno alla fine della prima decade di giugno. Questi valori corrispondono molto bene al ciclo climatico annuale tipico delle latitudini centro e nord europee dimostrando che la divisione dell'anno opera­ta dai druidi sulla base delle levate eliache fu estremamente razionale e orientata ad una elevata efficienza in termini di pianificazione agricola. Le popolazioni celtiche quindi adottarono una suddivisione dell'anno che rispondeva meglio alle loro esigenze agricole e di allevamento del bestiame. Per noi adesso può sembrare strano, ma per popolazioni la cui sopravvivenza dipendeva in gran parte dall'agricoltura sbagliare di un mese il periodo giusto per seminare poteva provocare una carestia, con tutte le sue terribili conseguenze sulla popolazione della tribù.

La struttura bi-stagionale dell'anno celtico permette di ripartire stagionalmente i 12 mesi dell'anno. La festa di Trinox Samoni cadeva ovviamente nel mese di Samonios, mentre quella di Beltaine doveva quindi cadere in corrispondenza del mese di Giamonios. A causa delle oscillazioni dell'inizio del mese di Giamonios rispetto alla data solare in seguito al vincolo di iniziare il mese in corrispondenza del primo quarto di Luna, qualche volta poteva capita­re che la levata eliaca di Aldebaran cadesse nel mese di Simivisonios.

La ripartizione stagionale sarà quindi la seguente: Samonios, Dumannios, Riuros, Anagantios, Ogronnios, Cutios e Giamonios sono da ritenersi mesi in­vernali, mentre Giamonios, Simivisonnios, Equos, Elembivos, Edrinios e Cantlos sono da ritenersi mesi estivi. Il mese di Giamonios risulta citato due volte in quanto la festa di Beltaine cadeva circa a metà di esso quindi metà mese era invernale e metà estivo. L'uso delle levate eliache come mezzo per stabilire una determinata data nel corso dell'anno corrisponde a definire un terzo sistema di misura temporale basato, questa volta, sull'anno siderale.

I primi due sistemi erano basati sull'anno solare e su quello lunare come mostrato dal calendario di Coligny. Ricordiamoci comunque che l'uso delle levate eliache serviva per stabilire una data importante, per esempio quella di una festa, in rapporto ai cicli stagionali, quindi in accordo con la posizione del Sole sulla Sfera Celeste, ma l'effettiva data di celebrazione liturgica delle fe­ste, come è documentato nel caso di Trinox Samoni sulla tavola di Coligny, doveva tenere conto probabilmente anche della fase Lunare proprio per il fatto che le feste rivestivano un carattere religioso.

 

 

Testo tratto dal libro:

IL CALENDARIO DI COLIGNY

misura del tempo presso i celti

di Adriano Gaspani

Edizioni Keltia        2012

 

 

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