101 Domande e Risposte sui Celti 41-60

Testi rilevati dalla rivista Celtica autori: M. Tiussi, Stefano Trentini 

Quante cose sappiamo sui Celti? Qui abbiamo raccolto molte delle informazioni disponibili. Sono descritte ‘in pillole’ e insieme a quelle vere, vi segnaliamo anche le storie inventate, o dubbie e discutibili.

 

41 Perchè i linguisti chiamano Gallo-Italici i dialetti cisalpini?

I dialetti di gran parte della Pianura Padana vengono definiti gallo-italici o celto-romanzi in quanto contengono un significativo sostrato linguistico celtico. Questo è un segno evidente della forte presenza celtica in regioni come Emilia, Romagna, Lombardia e Piemonte anche in tempi successivi alla romanizzazione di questi territori. Per giustificare gli echi di quelle parlate a distanza di oltre duemila anni, i linguisti sostengono che le popolazioni di lingua celtica abbiano continuato a parlare in parte la loro lingua fondendosi lentamente con il latino e dando vita ai nostri dialetti. Teniamo presente che nelle province, in epoca romana, il latino era una lingua colta parlata da magistrati, letterati, funzionari mentre le popolazioni parlavano i propri dialetti.

42 C’è differenza fra i Celti irlandesi, scozzesi e cisalpini?

La radice della stirpe è la stessa. Intorno al 450 a.C. le tribù celtiche, che da alcuni secoli abitavano una vasta area nel centro Europa fino ai laghi alpini, si diffusero in tutte le direzioni. Alcune tribù scelsero il nord, le isole britanniche e l’Irlanda; altre il sud, stabilendosi nella Pianura Padana fino ai primi Appennini. Dopo due secoli e mezzo, i Romani assoggettarono la Pianura Padana ‘latinizzando’ le tribù celtiche sia negli usi che nella lingua.

43 Perché i Romani hanno prevalso sui Celti?

I Celti erano frammentati in piccoli gruppi tribali spesso in lotta anche fra loro. L’incapacità di considerarsi uniti negli obiettivi permise un enorme vantaggio ai Romani, che erano una civiltà estremamente organizzata. Alla domanda risponde con molto buon senso lo storico romano Publio Cornelio Tacito, il quale, parlando dei Celti in guerra contro i Romani, dice: «Combatterono disuniti e li unì la sorte della sconfitta. Se fossero stati indivisibili sarebbero stati invincibili.»

44 Dopo l’invasione dei Romani, che fine hanno fatto i Celti?

Qualcuno pensa che siano stati sterminati dal primo all’ultimo e che siano scomparsi dalla faccia della terra, ma in realtà non è così. Si sono integrati al nuovo sistema di vita imposto da Roma e si sono ‘romanizzati’ adattandosi alle regole di vita sociale della nazione dominante, ma a livello locale ciascun gruppo di Celti ha continuato a conservare abitudini, tradizioni, lingua e mentalità proprie. Echi dell’antica lingua gallica si trovano ancora oggi in certi dialetti del nord Italia, dalle parlate lombarde a quelle romagnole e friulane, e alcune usanze popolari di origine celtica sono sopravvissute fino ai giorni nostri. Valgano a esempio i falò propiziatori di alcune celebrazioni, le feste del maggio e persino una festa ‘fanta-horror’ come Halloween (59).

45 Perché Milano si chiama così?

Il toponimo Milano deriva dall’antico nome celtico Medhelan, dove medhe significa centro e lanon indica un santuario. Il significato originario del nome è quindi centro sacro, che corrisponde al centro storico attuale che si sviluppa intorno al Duomo. Le fonti indicano che qui venne eretto un tempio alla dèa celtica Belisama. Secondo il racconto dello storico latino Tito Livio, al momento della fondazione di Milano, che egli attribuisce al mitico Belloveso, capo di tribù celtiche provenienti dalle regioni transalpine intorno al V-VI secolo a.C., la località prendeva già quel nome dagli Insubri (23). Sempre secondo la leggenda, la fondazione della città si deve alla scarica di un fulmine che avrebbe bruciato una parte della foresta, suggerendo quindi la collocazione del santuario. Altri segni inattesi, considerati doni degli Dèi, convinsero i Celti che quello era il luogo dove potersi fermare (vedi anche articolo “Colpo di fulmine! Nasce Milano” in Celtica n° 25).

 46 Ci sono altre città in Italia con un nome di origine celtica?

Ve ne sono parecchie e sorgono nel territorio anticamente denominato Gallia Cisalpina (12). I Taurini hanno fondato Taurasion o Taurasia, l’Augusta Taurinorum dei Romani, oggi Torino. L’antica Bugella, oggi Biella, deriva da bagh o bag, termine indoeuropeo che indica l’albero del faggio; si suppone che la città sia sorta in un grande faggeto.

Gli Orobii hanno fondato Berghèm, poi Bergomun, oggi Bergamo, il cui nome significa città di montagna. Como deriva da Comun, ovvero città dei Comensi, una tribù celtica (21) minore. Aulerci e Cenomani hanno dato origine a Brixia, oggi Brescia, la loro capitale (sicuramente almeno dal IV secolo a.C.). Il nome Brixia deriva dal celtico brica/briga che significa altura, colle. Qualcuno ipotizza anche la fondazione cenomane di Wern, ora Verona. La tribù celtica dei Boii (25) è ricordata perché ha dato il nome a Bona, che diverrà Bononia per i Romani e quindi Bologna. In precedenza la città era etrusca e si chiamava Velzna, latinizzato in Felsina. Sempre i Boii hanno fondato Laus, poi Lodi (che diverrà la Laus Pompeia dei Romani). Secondo alcune fonti, forse anche Parma è di origine boica: il loro scudo rotondo si chiamava, infatti, parma. Sempre dai Boii, che erano insediati anche nella valle del Reno (47), derivano i nomi della Baviera e della Boemia, che insieme formavano l’antica Boiohaenum, terra della quale era originaria questa tribù. Siena, l’antica Sena, città con origini etrusche, fu più volte assediata e occupata dai Senoni (26), da cui assai probabilmente ha derivato il nome. Dalle grandi città ai piccoli paesi, la presenza dei toponimi celtici è vasta. Per approfondimenti sui toponimi vedi articolo “Il segreto della tua città” in Celtica n° 35.

 47 Perché il Reno di Bologna si chiama come il fiume in Germania?

Intorno all’800 a.C., nei pressi della città tedesca di Bonn si stanziò la tribù dei Galli Boii, che diede il nome alla stessa Bonn e al fiume Reno che la costeggia. Parte di questa tribù migrò nella Pianura Padana occupando l’area al di sotto del fiume Po, zona che corrisponde a gran parte della regione Emilia di oggi. Il fiume che attraversava il centro abitato di Bona, oggi Bologna (46), dai Boii fu chiamato Rhen, Reno, come quello della terra d’origine. È verosimile pensare che l’idronimo fu conferito proprio ricordando il fiume della madre patria, da notare anche l’estrema similitudine fra Bonn e Bona.

48 Da dove arriva il nome delle Alpi?

Il nome delle Alpi in epoca antica indicava anche monti diversi dalle nostre Alpi. L’oronimo deriva probabilmente da una radice preindoeuropea, alb o alp, genericamente significante altura e dal celtico pen cioè cima, punta. Dalla parola pen deriva anche il nome degli Appennini.

49 Perché è importante il paese di Montefortino?

A Montefortino, piccola frazione in provincia di Ancona, alla fine dell’Ottocento un archeologo rinvenne una necropoli gallica, presumibilmente dei Senoni (26). Fra i preziosi reperti, furono scavati diversi elmi di un modello particolare, fino ad allora ignoto, a cui fu dato il nome della località del ritrovamento: Montefortino.

In seguito si rinvennero molti altri elmi di «tipo Montefortino» in altre zone e anche a essi venne attribuito lo stesso nome. Questo elmo, oltre che dai Celti, venne assimilato dall’esercito romano e con esso i legionari conquistarono l’Europa. Ciò ha reso ancor più celebre il nome di Montefortino, che è riportato in tutti i libri di storia e archeologia del mondo. 

50 È vero che il nome di Asterix significa «stella»?

Anche, ma non solo. Nelle avventure di Asterix (30) i giochi di parole utilizzati per i nomi dei personaggi sono moltissimi. I nomi dei due protagonisti derivano da asterisco e obelisco. Il nome di Asterix, la star di tutte le storie, unisce la parola latina aster, che deriva dal greco astir, stella, con il celtico rix che significa re, capo (termine imparentato con il latino rex, il sanscrito rai, il germanico reich, l’inglese rich, etc.). Obelix è un portatore di menhir (51) e qui il gioco di parole è doppio. Il menhir è un monolito in pietra (come l’obelisco) ma è anche il segno tipografico dell’obelisco (†), spesso usato all’interno di un testo per indicare una nota secondaria che segue l’asterisco (*), utilizzato per la prima nota. Inoltre, tutti i nomi dei personaggi gallici terminano in –ix, probabilmente in omaggio al nome di Vercingetorix (29). Si suppone che, storicamente, solo i nomi dei re gallici (e non di tutti) terminavano in –ix, anzi, quasi sempre in rix. Così, nel fumetto di Asterix abbiamo il druido Panoramix, il capo del villaggio Abraracourcix (28), il vecchietto Geriatrix, etc. I nomi dei personaggi romani terminano in –us, come Julius (Giulio Cesare), Lucius, Noxious Vapus e Crismusbonus. Nel caso di una coppia, marito e moglie, altro gioco di parole con Radius e Ulna (che sono due ossa del braccio). Gli altri popoli che via via compaiono nelle varie avventure mantengono il proprio stile di nome etnico. Per esempio, i Vichinghi terminano in –af (Batiscaf), gli Egizi in –is (Edelis), i Britanni in –ax (Hiphiphurrax), i Goti in –ic (Tonnic) e gli Iberici utilizzano giochi di parole dal suono ispanico come Huevox y Bacon (Uova e Pancetta).

SPIRITUALITA’

51 I menhir sono stati eretti dai Celti?

I Celti utilizzarono le pietre sacre erette dai loro predecessori. L’utilizzo di grandi pietre per la celebrazione di riti religiosi ha origini antichissime e probabilmente l’usanza si è diffusa da un popolo all’altro, ereditata dagli antenati o semplicemente assimilata da altri popoli con cui si entrava in contatto. La cultura megalitica (da mega, grande, e lithos, pietra) ha dato origine ai menhir, ai cromlech (52), a imponenti tombe costruite con enormi lastre di pietra e ai complessi monumentali come Stonehenge (68); ha origini antichissime e si è formata nel Neolitico fra il 5000 e il 4000 a.C. in aree molto diverse e fra culture molto diverse fra loro, che hanno avuto in comune il culto delle pietre e il loro utilizzo per scopi rituali come, oltre alle celebrazioni religiose e di fertilità, la sepoltura dei defunti e l’osservazione degli astri. 

52 Che differenza c’è fra Dolmen e Menhir?

Menhir è una parola di origine bretone e indica un monolito, cioè la singola pietra eretta, conficcata nel terreno.

Il dolmen è una sepoltura megalitica chiamata a camera semplice e consiste in due, tre o più pietre erette verticalmente, con un lastrone di pietra che ha funzione di copertura (il ‘tetto’) appoggiato orizzontalmente sulle altre. Fra le costruzioni megalitiche va ricordato il cromlech, cerchio di pietre (anzi, di menhir) che deriva dalla parola bretone croum (cerchio) e da lech (pietra sacra). Per approfondimenti sui megaliti vedi anche articolo “Guida ai misteriosi megaliti d’Europa” in Celtica n° 28, dove viene presentato un vasto itinerario fra Italia, Corsica, Malta, Svizzera, Spagna, Galizia, Portogallo, Francia, Bretagna, Olanda, Danimarca, Svezia, Scozia, Inghilterra, Galles e Irlanda.

53 Perché molte festività cristiane coincidono con quelle celtiche?

Diverse festività cristiane hanno preso il posto di momenti di celebrazione solenni o di festività precristiane, celtiche in particolare. Questa situazione si è stabilita perché il Cristianesimo si è diffuso inizialmente in Europa, su un’area che corrispondeva all’antico territorio dell’Impero Romano; l’Impero, a sua volta, si era esteso in gran parte nei territori abitati da genti celtiche. 

La sovrapposizione fra festività ha permesso una continuità nelle abitudini e nei rituali, radicati nelle popolazioni e difficili da cancellare completamente. In molte occasioni,  una nuova chiesa è sorta su un preesistente luogo sacro ai pagani (un santuario, una pietra sacra, una fonte, etc.). In altri casi, specie in Francia e Inghilterra, possiamo trovare croci cristiane ricavate da antichissimi menhir (52), oppure menhir e massi erratici sui quali è incisa una croce cristiana; o ancora, chiese sorte a fianco di pietre sacre. 

54 Perché tanti simboli negativi per la Chiesa, erano positivi per i Celti?

Con l’arrivo dell’era cristiana, la Chiesa Romana ha utilizzato come esempio negativo alcune figure pagane saldamente radicate nel culto popolare. Una di queste, molto popolare, era la divinità cornuta di fertilità, sia maschile che femminile, diffusa fra tutti i popoli pagani (dal nord Europa al Mediterraneo e oltre). Il dio e la dèa della fertilità hanno la testa sormontata da corna, o (la dèa) dalla falce di luna, e a loro sono spesso sacri animali cornuti (toro, vacca, cervo, ariete, capra). La Chiesa ha quindi diffuso un’immagine di Satana raffigurato come un uomo-capra e ricalcato dal Pan Greco, con l’intento di insegnare alla gente che il paganesimo era il Male; trasformato Pan nella figura del Diavolo, ogni altra divinità cornuta pagana (come il dio celtico Cernunnos, che ha corna di cervo ed è affiancato da un serpente con corna d’ariete) è stata additata come immagine del Diavolo. Fra i simboli demonizzati dalla Chiesa troviamo anche serpente, drago e corvo, animali particolarmente cari ai Celti, che da positivi sono divenuti negativi e infausti. Stessa sorte è toccata alla mano sinistra e ai mancini (55).

Va considerato che alcune antiche figure di culto, come il simbolo delle corna e i personaggi cornuti, nel bene e nel male sono molto difficili da sradicare dall’istinto umano. Ancora oggi continuiamo a fare le corna con la mano, puntando indice e mignolo contro un nemico, vero o immaginario che sia; anche il gesto offensivo che si scambiano camionisti, automobilisti e motociclisti arriva da questo ancestrale retaggio magico, così come altri segni e simboli cornuti diffusi in ogni parte del mondo, fra ogni generazione e strato sociale.

 55 È vero che i Celti erano mancini?

Non possiamo esserne certi ma c’è un dato di fatto oggettivo segnalato dall’archeologia. È stato osservato che in molte sepolture di guerrieri celti, il sistema per allacciare la catena di sospensione del fodero della spada e il meccanismo di bloccaggio permettono di estrarre l’arma con la mano sinistra. La demonizzazione della mano sinistra, poi, ha sicuramente un retroterra romano. I Romani ponevano uno schiavo davanti alla porta di casa per controllare che non si entrasse con il piede sinistro, e davano la mano destra come segno di fiducia perché con quella mano abbandonavano la spada. Probabilmente, la Chiesa Romana ha assorbito queste credenze negative e ha definito la sinistra come la mano del Diavolo. Poi, quanti autori antichi hanno sentenziato che i Celti erano insensati e irragionevoli? Basti, a esempio, ciò che ha scritto Tacito (43).

Le supposizioni si possono estendere anche alla differente mentalità di Celti e Romani. La visione del mondo secondo i Latini era quadrata, pratica, logica e scientifica; possiamo supporre che derivasse dalla parte sinistra del cervello, quella più razionale che muove la mano destra. La visione del mondo secondo i Celti era fantasiosa e passionale, derivava dalla parte destra del cervello, l’emisfero irrazionale che muove la mano sinistra. La scienza spiega che l’uso delle mani viene stabilito dalla predominanza di una parte del cervello sull’altra. Il cervello è diviso in due metà o emisferi che si ‘incrociano’; così, la metà sinistra del cervello controlla la parte destra del corpo e quella destra controlla la parte sinistra del corpo. La parte destra controlla anche le emozioni, la creatività, la consapevolezza dello spazio e l’immaginazione. 

56 I Celti credevano nell’Aldilà?

I Celti credevano che dopo la morte vi fosse un’altra vita e i druidi insegnavano l’esistenza di un principio divino superiore, il Dio Unico che comprende il Tutto. Questo sembra essere uno degli elementi che favorirono la conversione al cristianesimo delle aree celtiche.

57 I Celti adoravano gli dèi, come i Romani?

I Celti avevano una spiritualità complessa. Non avevano un Pantheon di dèi definiti, specializzati e organizzati come i Greci o i Romani. Le divinità nelle quali credevano erano molteplici (si conosce il nome di almeno 374 dèi e ben 69 fra questi erano celesti maggiori, quindi divinità importanti) e identificavano come divini elementi o forze della natura. Inoltre, le divinità celtiche erano triplici (65) e questo «tre-in-uno» simboleggiava i tre passaggi fondamentali nella loro vita (giovinezza, fertilità e vecchiaia), collegati fra loro e riflessi nei cicli della stessa esistenza umana.

58 I Celti festeggiavano i Solstizi?

I Solstizi sono momenti semplici da scoprire in natura e i Celti, come altre popolazioni precristiane, erano in grado di riconoscerli. Questi momenti, individuabili dalla posizione del sole sull’orizzonte, scandiscono due stagioni, Estate e Inverno. Le celebrazioni collettive diventavano un momento importante per prendere consapevolezza di questo passaggio ciclico e di conseguenza, per ricavarne una sorta di calendario, punto di riferimento che permetteva di regolare i tempi per la semina e il raccolto e per altre attività legate all’agricoltura e all’approvvigionamento di cibo. Secondo il calendario celtico (99) sono quattro le festività principali: Samhain (1 Novembre), Imbolc (1 Febbraio), Beltane (1 Maggio) e Lughnasad (1 Agosto).

59 È vero che Halloween è una festa celtica?

Sì, ma ha modificato molto il suo aspetto. Halloween è la veste giocosa e commerciale di una festività sacra antichissima: Samhain, che corrisponde al Capodanno Celtico. Nella notte di Samhain, secondo i Celti si aprivano le porte fra il Regno dei vivi e l’Altromondo (territorio degli Dèi e residenza dei Defunti) e i morti potevano ritornare sulla Terra. Le maschere horror di Halloween sono un retaggio di questo antico culto, al quale si sono sovrapposte le festività cristiane dei Santi (1 novembre) e dei Morti (2 novembre).

60 Che cosa significa «Druido»?

I Druidi erano i sacerdoti dei Celti, depositari di sapienza, conoscenza e saggezza. Plinio scrive che il termine deriva dalla parola greca drus, che significa quercia, albero sacro ai Druidi. Secondo altre interpretazioni il nome significherebbe saggio della quercia oppure saggio, sapiente e indovino, mago. Secondo un’altra interpretazione druido deriva dal prefisso dru- unito a vid-, che significa sapere e si potrebbe tradurre con sapientissimo o molto sapiente. Il ruolo del Druido all’interno della società celtica era di massima importanza, secondo le Leggi Brehon (20) durante le assemblee il druido prendeva la parola prima del re.

 

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